BIOGRAFIA


Io ho immaginato i colori oltre lo spettro, colori che non si vedono, ma si percepiscono con l’effetto di accostamenti anche in termini estremi, colori inventati perché vaganti nell’aura terrestre e anche oltre.
Giulio Turcato
Giulio Turcato nasce a Mantova il 16 marzo 1912 e all’età di otto anni si trasferisce con la famiglia a Venezia, città d’origine dei genitori, dove frequenta il liceo artistico e poi la Scuola libera del nudo.
A ventidue anni si arruola e viene inviato a Palermo dove contrae la tubercolosi, malattia che lo perseguiterà per una decina d’anni con attacchi ricorrenti di polmonite che lo costringono al riposo.
La stretta relazione con la malattia gli rivela il mondo biologico dell’invisibilità. Microbi, batteri e filamenti invisibili all’occhio nudo ricorrono così nelle sue opere successive quali Composizione biologica o Batteriologico del 1960. Nei periodi in cui non è costretto al ricovero in sanatorio, Turcato esibisce le proprie opere in mostre collettive e nel 1936 si trasferisce da Venezia a Milano dove avrà la prima personale nel 1937 esibendo Natura Morta.
Lavora nello studio dell’architetto Giovanni Muzio, sostenitore insieme a Giò Ponti di una nuova architettura. Incontra gli artisti di Corrente, il gruppo di intellettuali antifascisti che conta tra i suoi membri Elio Vittorini e Renato Guttuso e insieme a loro nel 1943 entra a far parte della Resistenza, trasferendosi a Roma dove contribuisce a distribuire copie de “l’Unità”.
Nell’agosto 1944 il quotidiano comunista sponsorizza la mostra L’arte contro la barbarie alla Galleria di Roma, dove Turcato reinterpreta, insieme ad altri artisti, famosi quadri rivoluzionari.
Nel decennio che segue la Liberazione, Turcato è in contatto con gli sviluppi artistici dell’avanguardia e con il mondo artistico internazionale. Fonda o partecipa a movimenti e gruppi d’arte sperimentale: dall’Art Club (1945), di cui Enrico Prampolini fu una figura di spicco, al Fronte nuovo delle arti (1946) fondato tra gli altri da Giuseppe Marchiori. La mostra di Palma Bucarelli Pittura francese d’oggi alla Galleria nazionale d’arte moderna nel 1946 e un viaggio a Parigi finanziato dall’organizzazione comunista Fronte nazionale della gioventù in quello stesso anno, gli aprono l’orizzonte dell’avanguardia internazionale che contempla artisti quali Arp, Picasso e Kandinsky.
Con i compagni di viaggio tra cui Carla Accardi, Pietro Consagra e Piero Dorazio, Turcato fonda il gruppo “marxista e formalista” Forma 1 (1947), che mette in discussione la posizione degli intellettuali comunisti sull’arte figurativa. Turcato fu chiamato alla prima Biennale di Venezia postbellica, nel 1948, quando espose nel Padiglione italiano quattro pitture astratte, parte della serie Composizioni.
È un anno tumultuoso per la politica italiana che vede il Partito comunista e la Democrazia cristiana contrapposti nella lotta per la supremazia.
Di conseguenza le strategie culturali del pci si irrigidiscono: i suoi artisti devono attenersi ai dettami del realismo socialista ed evitare l’astrattismo.
Come si vede nella sua ricerca di uno stile indipendente negli anni che vanno dal 1946 al 1956, Turcato è diviso tra astrazione e realismo.
La sua fedeltà al pci è rafforzata dalla visita in Polonia del 1948 con quaranta delegati italiani per partecipare al primo Congresso mondiale degli intellettuali per la pace, tenutosi a Wrocław, ispirando la series Rovine di Varsavia.
Alla Biennale di Venezia del 1950, Turcato espone Comizio, un corteo di bandiere rosse su sfondo geometrico, come espressione del Fronte nuovo delle arti nella stanza dedicata agli artisti astratti.
Con il crescere della tensione della guerra fredda, nell’opera di Turcato si manifesta una frizione intrinseca tra la sua adesione al Partito comunista e il desiderio di scambio con il nuovo centro dell’arte contemporanea: New York. Nel 1952, durante la guerra di Corea, Turcato dipinge Insetti dell’epidemia e Massacro al Napalm, condanna implicita ai presunti attacchi batteriologici statunitensi nella Corea del Nord. In quello stesso anno si unisce al Gruppo degli otto, legato a Lionello Venturi e che conta fra gli altri Antonio Corpora ed Emilio Vedova.
Nel 1956 al ritorno dai sei mesi trascorsi in Cina nel viaggio per artisti finanziato dal pci, Turcato dipinge Deserto dei Tartari e inizia la serie dei Reticoli. Quell’anno lascia il partito per la mancanza di libertà nell’espressione artistica. La fama di Turcato cresce a mano a mano che la sua opera si rivolge all’astrazione e alla sperimentazione con il colore, la fluorescenza e la forma: nel 1958 gli viene dedicata una intera sala alla XXIX Biennale di Venezia; nel 1959 espone a Documenta II; e nel 1961, con il sostegno di Giulio Carlo Argan, la New Vision Centre Gallery di Londra gli dedica una personale.
Turcato comincia a includere nelle sue opere dollari falsi, come le banconote di Composizione argento con dollaro del 1962, l’anno che si reca a New York. Ma più dell’economia sarà l’astronomia a colpire l’immaginazione dell’artista, il volo spaziale.
Nel 1961 a un mese di distanza il cosmonauta sovietico Yuri Gagarin e l’astronauta statunitense Alan Shephard orbitano intorno alla Terra.
Turcato dipinge Astronomica (1959), Cosmogonia (1960) e Tranquillanti per il mondo (1961). Avendo sentito dire che il colore viene percepito diversamente nello spazio extraterrestre, nel 1962 comincia a sperimentare con la serie Fuori dallo spettro.
Nel 1964, l’anno in cui Robert Rauschenberg vince la Biennale di Venezia, Turcato produce la prima delle sue Superfici Lunari, fatta di strisce riciclate di materassi di gommapiuma ad imitazione della superficie butterata della Luna.
Lo stesso anno, dopo il matrimonio con la cineasta Vana Caruso, l’artista accompagna la moglie in Egitto, dove quest’ultima collabora con John Huston al colossal The Bible. Al ritorno dall’Egitto dipinge opere fondamentali come Porta d’Egitto e Pronunciamento, entrambe esposte nell’ottobre 1965 alla Galleria Marlborough di Roma, mentre il viaggio in Kenya del 1970 ispira la prima serie di sculture Oceaniche, esposte alla Biennale di Venezia del 1972.
Artista di fama internazionale, Turcato espande i propri confini creativi: continua a cercare di dipingere i colori “oltre lo spettro” nei Cangianti e comincia a progettare gioielli e scenografie che culminano nella coreografia di danza moderna Moduli in Viola/Omaggio a Kandinsky.
Questo fu messo in scena per la prima volta durante la Biennale di Venezia del 1984 al Teatro Goldoni su musiche di Luciano Berio e coreografia dell’attore e ballerino Min Tanaka. Nel 1985 ci fu la rappresentazione al Teatro Antico di Taormina con la coreografia di Yamanouchi.
I dipinti di Turcato degli anni ottanta e primi novanta cercavano in continuazione un’altra dimensione nelle sperimentazioni col colore, le consistenze dei materiali, le tecniche e gli elementi sculturali.
L’ultima personale dell’artista, Vedendo, risale al 1992 ai Banchi Nuovi a Roma dove mise in mostra gli ultimi bei quadri della sua produzione come Dune e Le Pacte Signal. Nel 1994 le sue opere furono incluse nella mostra di Germano Celant The Italian Metamorphosis: 1943 – 1968 al Museo Guggenheim di New York. Poco dopo la chiusura della mostra un obituario appare in The New York Times: Giulio Turcato, ‘membro prominente dell’avanguardia italiano del dopoguerra’, muore all’età di 83 anni il 22 gennaio 1995 nella sua casa a Roma in Via del Pozzetto. Si era trasferito lì dallo studio nella “piccola qasba” di via Margutta dove aveva vissuto nei primi anni romani.
0987.654.321
Contact us!
0987.654.321

Chiama Adesso